Per quale motivo in un mercato così ricco di alternative qualcuno dovrebbe scegliere noi?
Tutti noi oggi sappiamo dove e come comprare un prodotto che ci interessa. Chiedersi in cosa facciamo la differenza è una domanda fondamentale in qualsiasi settore, ancora di più se siamo professionisti nel Network Marketing.
Tuttavia sembra che questo punto di vista non sia particolarmente diffuso tra i networker che si ostinano a pensare che il prodotto da vendere sia lo stesso venduto dall’azienda.
Il prodotto da vendere sei TU!
Sia che tu muova i tuoi passi nell’industria del Network Marketing, sia che tu stia lavorando per un’azienda oppure tu sia un libero professionista. Questo concetto è alla base del Personal Branding.
Invece, oggi, l’industria italiana del Network Marketing sembra più simile al Maketplace di Facebook. Il fatto che anche Zuckerberg abbia deciso di dare meno visibilità a questo luogo di incontro tra domanda e offerta, la dice lunga su quali sono i parametri con cui noi utenti indirizziamo le nostre scelte.
Questo è uno dei motivi per cui esattamente ad agosto del 2017, all’apice della mia carriera nel Network, mi sono fermata e ho rivalutato la mia strategia di azione.
Qualcosa stava cambiando nel modo in cui le persone rispondevano al Network. Lo sentivo tra i miei contatti, nelle mie squadre. Qualcosa doveva cambiare. Questa modalità di concentrarsi sulla vendita del prodotto e meno su quella del beneficio, dell’impatto che quel prodotto ha sulla persona era sempre più lontana da me.
Il networker che si limita ad intercettare un bisogno, interpretando le parole del potenziale cliente, finisce per trovarsi inconsapevolmente immerso in due scenari:
- Nella migliore delle ipotesi, si trova di fronte ad un cliente potenziale aperto all’ascolto e comincia così una lunga lezione frontale con carrellata di prodotti/servizi e relative caratteristiche tecniche.
- Nella peggiore delle ipotesi, il networker si pone come colui che ha già la soluzione perfetta per il suo interlocutore e si espone.
Non importa se le intenzioni del Networker sono quelle di portare un beneficio reale al potenziale consumatore. In entrambi i casi il messaggio che passerà sarà solo legato all’interesse del networker di vendere un prodotto.
La realtà è che tutti noi ascoltiamo e diamo fiducia ad una persona, un prodotto, un’azienda solo quando il messaggio risponde alle nostre esigenze.
In questo modo la reputazione del Network Marketing in Italia si sta piano piano sgretolando.
L’unica strada per correggere il tiro è migliorare la comunicazione spostando l’obiettivo dalla vendita del prodotto al bisogno reale del potenziale cliente.
Conta solo quello che percepisce il cliente.
Quando fai ogni giorno un buon lavoro e sei onesto nei tuoi intenti, sentire persone insinuare dubbi sulla tua attività è una sensazione spiacevole. Ancor più quando sei consapevole che reputazione e credibilità sono alla base di ogni successo.
Come fare allora per guadagnare la moneta più preziosa che ci sia, la fiducia?
Ecco 3 aree in cui è necessario concentrarsi:
- Fare domande per comprendere il bisogno della persona che abbiamo di fronte. Cosa possiamo fare noi per lei? Che problema risolviamo?
- Essere competenti. Quei minuti in cui abbiamo condiviso la nostra competenza sono l’unica ragione per cui, un potenziale cliente, decide di fare qualcosa che mai avrebbe fatto.
- Diventare la soluzione al problema della persona che abbiamo di fronte. Anche a costo di non essere la soluzione.
Il successo che otteniamo nel Network Marketing è direttamente proporzionato alla capacità di ascolto che sviluppiamo e che ci permette di intercettare i bisogni reali di chi abbiamo di fronte.
Non basta soddisfare una richiesta, bisogna ascoltare e comprendere le abitudini, il contesto e il reale bisogno della persona rispetto ad un prodotto o ad un’attività.
Esistono computer in grado di ragionare ma la sensibilità e l’empatia umana saranno insostituibili.
Cosa ne pensi di questo modo di interpretare il Network Marketing?
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